TerniBiomassa, società
ternana della holding ravennate Tozzi Spa (che ha acquisito nel 2013 l’
impianto ex Printer), ha infatti presentato in Regione ad agosto una richiesta
di Valutazione di Impatto Ambientale in cui comunica che brucerà appunto
rifiuti ospedalieri, fanghi di depurazione, rifiuti urbani nella forma di CDR e
altre tipologie. Comunica inoltre che dismetterà la tecnologia a pirolisi per
passare unicamente alla combustione diretta dei rifiuti.
Terni continua quindi ad
essere individuata come la terra del bengodi per inceneritoristi di ogni risma.
Un territorio che grazie alle battaglie condotte da anni in città è riuscita
almeno in parte a non far bruciare i rifiuti urbani all’inceneritore di ARIA
srl/ACEA, si vede obbligata comunque a subire l’esposizione alle emissioni
nocive di due inceneritori, a subirne insomma le ricadute negative, a maggior
ragione quando questi nemmeno portano posti di lavoro; proprio in una fase così
complicata per la città impegnata nella vertenza AST, ci vediamo costretti a
rincorrere le continue mosse ora di ACEA ora di Tozzi Holding e tentare di
ostacolarle per non ritrovarci di nuovo due impianti inutili e dannosi senza
nemmeno alcuna strategicità per il futuro anche occupazionale della città.
Certo va detto anche che con
lo Sblocca Italia gli inceneritori vengono posti al centro della gestione dei
rifiuti, a cui il governo Renzi vuole affidare senza più vincoli regionali e
con procedimenti autorizzativi dimezzati (art. 10 e art. 15) i rifiuti di tutta
Italia in una Rete nazionale degli impianti: un efficientamento utile a
garantire la certezza dei profitti alle grandi holding come Hera, Acea, A2A che
con lo sviluppo della differenziata soprattutto al centro-nord vedono diminuire
il volume di rifiuti da fagocitare. In questo contesto normativo sta
sicuramente il senso dell’investimento di Tozzi Holding nell’inceneritore ex
Printer, impianto che peraltro non riceverà alcun incentivo pubblico alla
produzione di energia, che rappresenta in generale il vero affare per gli
inceneritori.
Ora ci aspettiamo dal Comune
che sia conseguente con tutte le promesse elettorali, soprattutto con quella
secondo cui l’amministrazione si sarebbe opposta nelle sedi opportune ai nuovi
processi autorizzativi. Il silenzio sulla vicenda delle diossine nelle uova è
assai emblematica di un atteggiamento che non prelude a nulla di buono.
Speriamo di avere torto.
Ad ogni modo martedì
prossimo, durante l’assemblea convocata dal Comitato No Inceneritori, non solo
verrà affrontato il tema delle diossine nelle uova prelevate a Borgo Rivo ma
anche l’ulteriore esposizione a cui la città potrebbe tornare a fare i conti.
Saranno presenti Italia Nostra, il comitato di Vascigliano, Medici per
l’Ambiente per costruire insieme una piattaforma di proposte alla città sul
tema della salute da contrapporre alle agenzie di tutela e protezione che non
compiono, secondo il Comitato, appieno i loro doveri istituzionali.
Comitato
No Inceneritori Terni
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