Corrado Clini ha attraversato quasi tutti gli
episodi controversi della storia dei tanti disastri ambientali in Italia. Nel
1996 viene coinvolto in un'indagine sull'incenerimento di rifiuti. Accusato per
abuso d'ufficio la sua posizione sarà poi archiviata e lui scagionato
A Venezia lo ricordano bene Corrado
Clini, medico
del lavoro all’Asl dello stesso capoluogo, nominato oggi ministro dell’Ambiente
del governo Monti. Nel novembre del 1989, quando le migliaia di tonnellate di
rifiuti pericolosi sversati in Libano da aziende lombarde e riportati in Italia
dalla Jolly Rosso arrivarono negli impianti Monteco di Marghera, Clini fu il
primo a rassicurare tutti: “Bruciando due copertoni – spiegò – si
provocherebbero danni maggiori all’ambiente di quelli che comporta questa
operazione”. Un tono rassicurante che non è mai piaciuto alle organizzazioni
ambientaliste, che gli hanno spesso rimproverato una eccessiva vicinanza con le
industrie: “Proponiamo che il direttore generale dell’ambiente, Corrado Clini,
sia nominato direttore generale all’industria”, dichiarava Greenpeace nel 1996,
in polemica con le scelte del governo di allora sulla protezione dell’ozono.
Per un’intera vita professionale Clini si è occupato di rifiuti industriali e
dell’impatto sull’ambiente e sulla salute delle attività più inquinanti nel
nord Italia, partendo proprio da quella sua esperienza come medico del lavoro
nella zona di Porto Marghera, zona tra le più inquinate del paese.
Il suo nome – come esperto del ministero dell’ambiente – attraversa quasi tutti
gli episodi controversi della storia dei tanti disastri ambientali in Italia.
Nel gennaio del 1990 accompagnava l’allora ministro dell’Ambiente Giorgio
Ruffolo nell’area dell’Acna di Cengio, zona della provincia di Savona devastata
da anni di attività industriale, i cui rifiuti sono poi in parte spariti ne
meandri dei traffici italiani, da Pitelli fino a Pianura. Pochi mesi dopo Clini
iniziava la sua lunga carriera di alto dirigente del ministero che da oggi
conduce. Per diverso tempo Clini ha continuato a seguire l’opera di bonifica
dell’area di Cengio. Nel 1992 dichiarava: “Non esiste alcun ritardo nei
lavori”. Quell’area dopo vent’anni ancora attende una completa bonifica ed è
considerato un sito d’interesse nazionale.
Come direttore generale si è occupato, sempre negli anni ’90, dell’Enichem di
Manfredonia (gruppo Enimont), gestendo 300 miliardi di lire di fondi per il
risanamento, terminato solo qualche anno fa. Nel 1992 inizia a occuparsi di
energia, entrando a far parte del consiglio di amministrazione dell’Enea, ente
che dopo poco prenderà in carico la gestione di alcuni controlli ambientali,
con la creazione dell’Enea-disp.
Le cronache giudiziarie si occuparono di Clini per diverso tempo tra il 1996 e
il 1997, quando il neo ministro dell’Ambiente venne indagato dalla procura di
Verbania per l’inquinamento prodotto da un impianto di incenerimento di rifiuti
della società svizzera Thermoselect. Clini – difeso dall’avvocato Carlo
Taormina – chiese ed ottenne di trasferire il processo al Tribunale di Roma.
Dopodiché la sua posizione fu completamente archiviata.
Negli ultimi anni l’alto dirigente, diventato ministro, ha iniziato ad
occuparsi anche di biocarburanti, il business del millennio contestato a
livello mondiale per le conseguenze ambientali sulle foreste tropicali, spesso
attaccate per far posto alla coltivazione di semi destinati al mercato dei
combustibili. Per diversi anni è stato presidente della Global Bioenergy
Partnership, associazione che ha come scopo la promozione dell’uso dei
biocarburanti. Ha mantenuto, però, l’interesse professionale per il mondo dei
rifiuti, occupandosi di una vicenda denunciata dai missionari comboniani e dal
Corriere della sera.
Nel 2007 una società italiana, la Eurafrica, aveva proposto la redazione di un
progetto per il risanamento della discarica di Korogocho a Nairobi, pagato 700
mila euro dal ministero dell’ambiente italiano. Secondo una denuncia presentata
da padre Alex Zanotelli quella società e quell’operazione presentavano moltissimi dubbi. Corrado
Clini, che personalmente promosse il progetto come direttore del ministero
dell’ambiente, rispose alle accuse dei comboniani con toni sprezzanti,
scrivendo, dopo il blocco dell’intervento da parte di Pecoraro
Scanio: “Forse
disturbiamo “the lords of pauperty”, i cosiddetti benefattori di professione,
che vivono sulla miseria dei disperati”.
Da IL FATTO QUOTIDIANO del 16/11/2011