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giovedì 1 gennaio 2015


Comunicato Stampa: Indagini sull'appalto dell'inceneritore di Acea, gli incentivi mancati, lo Sblocca Italia e Asm



Mai come in questo ultimo periodo su Acea si accendono riflettori utili a comprendere la complessità degli interessi in gioco nel settore dei rifiuti, soprattutto nel caso di una delle quattro maggiori multiutility italiane.
In queste settimane abbiamo appreso da un trafiletto de L'Espresso infatti che ACEA non avrebbe né ricevuto, ma nemmeno chiesto, gli incentivi per la produzione di energia elettrica dalle così dette fonti rinnovabili di energia, che nel suo caso sarebbe il pulper di cartiera (composto al 70% di plastiche miste!), fatto che se confermato aprirebbe interrogativi giganteschi sulla reale volontà di ACEA in merito all'uso dell'inceneritore di Terni; il tutto secondo noi va letto ovviamente alla luce del decreto Sblocca Italia e della contestuale richiesta di bruciare rifiuti urbani presentata dall'azienda (con la consulenza dello Studio di Ingegneria Corradi, proprio quello candidato col Pd e nominato da poco ai vertici di  ATC), decreto che si preparava nei fatti a partire dal censimento nazionale degli inceneritori voluta durante il governo Letta. Già da allora noi #nonstavamotranquilli.
Come è infatti sostenibile l'investimento di 25 milioni euro del recente rewamping senza i generosi incentivi pubblici chiamati certificati verdi per la produzione di energia? Non è certo il solo conferimento dei rifiuti industriali bruciati  oggi nell'impianto a garantire un rientro certo dei denari, peraltro in parte pubblici, investiti. Ma tant'è.

Sempre dalla stampa, questa volta locale, apprendiamo che la magistratura ternana sta svolgendo in questi giorni accertamenti sulla vicenda dell'appalto per il rewamping dell'inceneritore che si aggiudicò l'ormai noto Riccardo Mancini, all'epoca dei fatti manager pubblico dell'EUR Spa, e ricco imprenditore del settore dei rifiuti e delle bonifiche, secondo dopo Caminati. Eppure quando uscì l'articolo di Repubblica.it proprio sul caso il 27 gennaio del 2013, rimbalzato poi da noi due giorni dopo con la presentazione della nostra inchiesta, il sindaco Di Girolamo non si degnò nemmeno di chiedere spiegazioni, o emettere una qualunque dichiarazione di perplessità o preoccupazione; il silenzio ignavo della politica, che non ha il coraggio di assumere alcuna posizione, lasciando ai magistrati il compito di svelare, condannare, comunicare, sempre a patto che questi non indaghino o si esprimano su di loro.
Insomma, oggi ci si accorge che forse Mafia Capitale è passata per Terni e guarda caso avrebbe messo le mani su uno degli affari più remunerativi e tipicamente infiltrato dal crimine organizzato, la monnezza. Bene, staremo a vedere.

Eppure riteniamo che sia necessario a  questo punto porre un altro problema, e magari indicare agli inquirenti la strada dell'ASM sempre a Maratta, per capire in questi anni quali siano stati i rapporti con ACEA, già socia nel settore dei servizi, e se magari per Terni qualcuno dei personaggi del "Mondo di Mezzo" sia passato e abbia interloquito con la classe dirigente locale; sappiamo infatti che si fanno accertamenti anche sulla socia ternana di Buzzi, la Cosp Tecnosevices, che si è aggiudicata proprio con ASm l'appalto per 15 anni della accolta dei rifiuti nell'intera provincia ternana. Sappiamo poi come Acea non abbia disdegnato rimanere in società con  l'AMA di Panzironi e con Cerroni (tutti e due agli arresti) nel consorzio COEMA che voleva l'inceneritore ad Albano Laziale, nel cui CdA sedeva anche l'illustrissimo Professor Cotana dell'Unipg.
Insomma, la scena si riempie di incredibili personaggi, pluri inquisiti se non già pluricondannati, ai vertici di importanti società, a braccetto con altri personaggi di rilievo della vita pubblica, politica e amministrativa.

 Affrontare questo diventa urgente anche e soprattutto in vista della quotazione di ASM, la gallina dalle uova d'oro, e la probabile conquista di questa da parte proprio della romana ACEA. Forse se ne è discusso durante la festa con spogliarello negli studios di Papigno?

Comitato No Inceneritori Terni 

Comunicato Stampa "Mafia Capitale"totalmente attuale l'inchiesta sull'appalto dell'inceneritore di ACEA, "L'inceneritore di ACEA: un affare bipartisan"



L'inchiesta Mafia Capitale fa emergere il ruolo centrale di Riccardo Mancini, che da amministratore delegato di EUR spa si aggiudicò nel 2011 l'appalto per il rewamping dell'inceneritore Terni ENA, oggi di ARIA srl. L'appalto arrivò, come raccontavamo nella nostra inchiesta L'inceneritore di ACEA: un affare bipartisan, senza indizione di gara pubblica a seguito della recessione del precedente contratto d'appalto con un'altra impresa di Napoli colpita nel mentre da interdittiva antimafia.
Procedimento previsto dalla legge, ma su cui comunque sollevavamo una serie di obiezioni, oggi ancor più corroborate dai fatti giudiziari, poiché Mancini già nel 2012 era indagato per aver ricevuto una tangente da Finmeccanica per un appalto di autobus per ATAC, la municipalizzata dei trasporti del Comune di Roma. Emergeva già allora cioè, da quella che veniva chiamata dalla stampa la Parentopoli romana, l'uso spregiudicato delle municipalizzate del Comune di Roma per fini personali di personaggi come appunto Mancini, Panzironi e personaggi dell'eversione nera a loro legati.

Ponevamo inoltre il problema dell'intreccio evidente di interessi bipartisan, in cui comparivano personaggi dell'area delle coop rosse, come Giacomo Calzolari, presidente della società Terni scarl (che si aggiudicò appunto l'appalto), il quale venne indagato nel 2010 con altri dirigenti della coop CMB (uno dei colossi del settore edile) per dei lavori nel complesso ospedaliero di Ferrara. Inoltre spiegavamo come l terzo socio, la IGM di Siracusa, fosse finito sotto l'occhio della Commissione Parlamentare
d’inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti in quanto dal 1966 unico gestore della raccolta dei rifiuti a Siracusa. Insomma, una società consortile di gentiluomini, per essere eufemistici.

Potrebbe anche essere tutto legale, ma è certo che un appalto diretto ad una azienda privata di un Mancini contemporaneamente manager pubblico della EUR spa, che peraltro aveva già allora in questa veste costruito con Acea nel 2009 la società Marco Polo attiva nel settore rifiuti e la Eur Power in quello delle rinnovabili, non può non destare perplessità.
Va aggiunto poi che chiedemmo tramite un legale ad ACEA la documentazione relativa alla gara d'appalto per conoscere quali fossero le altre imprese invitate a partecipare e quali le loro offerte. La municipalizzata ci ha risposto che non avevamo titoli per tale richiesta e che inoltre, malgrado la maggioranza del  suo pacchetto azionario sia pubblico, essa agisce secondo diritto privato e quindi non è tenuta a concedere alcuna informazione. Sta di fatto che, quantomeno nei personaggi coinvolti, nelle dinamiche affaristiche e nel terreno di gioco delle municipalizzate, l'inchiesta Mafia Capitale pone un ulteriore fardello di sospetto sulla vicenda ternana; vicenda su cui, come sempre e in perfetto stile muro di gomma, l'amministrazione comunale non ha ovviamente preso posizione né posto in essere alcuna verifica, in fin dei conti ACEA è socia di ASM nel settore distribuzione.


Comitato No Inceneritori Terni