NO AGLI INCENRITORI, SI ALLA DIFFERENZIATA

Per saperne di più sulle alternative a discarica-inceneritore scarica questi documenti

sabato 29 ottobre 2011

NO ALLA RIACCENSIONE DELL’INCENERITORE TERNI/ENA A MARATTA La salute è un diritto, dobbiamo difenderlo!

Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, approvato dalla Regione Umbria e accettato da tutti i comuni dell’ATI4, prevede che il ciclo dei rifiuti abbia come ‘esito finale’ la discarica di Orvieto (proprietà ACEA Spa), e l’inceneritore TERNI/ENA a Maratta ( proprietà ACEA).

Cio’ significa che la conca ternana -di nuovo- sarà sottoposta a continue emissioni di sostanze nocive dovute alla combustione dei rifiuti (CDR) mettendo in serio pericolo la salute di chi vive e lavora nella zona circostante l’impianto, e con essi l’intera popolazione.

A Terni come nel resto del Paese, si continua ad assistere a chiusure di impianti di incenerimento perche’, nonostante sembra che nessuno sappia mai cosa viene bruciato, quando lo si scopre, puntualmente, non sono mai solo rifiuti urbani (comunque nocivi) ma anche rifiuti speciali e pericolosi. La storia dell’impianto di ASM di Via del Flagiello insegna....
Impianti “di nuova generazione” propagandati come sicuri per la salute e l’ambiente, nel giro di pochi anni si riscoprono obsoleti e nocivi.

Crediamo sia giunto il momento di dire basta alla scellerata politica di gestione dei rifiuti.

Crediamo sia necessario avviare subito la raccolta differenziata porta a porta con relativo invio dei rifiuti ai consorzi del recupero. Con un’adeguata opera di informazione e sensibilizzazione dei cittadini, l’effetto immediato che tale strategia otterrà, sarà una drastica riduzione di ciò che finisce in discarica. Esperienze già consolidate in comuni non molto differenti dal nostro ci mostrano come questo non sia un percorso impossibile, ma anche come non sia compatibile con la presenza di un inceneritore sul territorio. Per di più genera molti più posti di lavoro di quanto faccia un impianto, e sicuramente senza rischi per la salute di chi ci lavora.
Molti i motivi per rigettare la logica e la pratica dell’incenerimento; tante le forme e le proposte con cui ciascuno di noi può partecipare alla protesta.

Chi vive o lavora attorno all’inceneritore è tra i più colpiti dalle emissioni dell’inceneritore.
Non siamo indifferenti!

ASSEMBLEA PUBBLICA
Sabato 29 ottobre 2011 ore 17,00
Parrocchia Immacolata Concezione, di fronte alla Polymer
Interverrà il Dott. Vantaggi, medico specializzato in nano particelle
COMITATO NO INCENERITORI-Terni
facebook “no inceneritori tr”


domenica 23 ottobre 2011

La vera emergenza rifiuti in Umbria. Un'analisi della situazione del Coordinamento Orvietano Rifiuti Zero


mercoledì 19 ottobre 2011 ore 22:06
"La prossima chiusura della discarica di Sant'Orsola di Spoleto, - si  legge in una nota stampa del CORØ
Coordinamento Orvietano Rifiuti Zero
, -  riaccende il dibattito sulla gestione dei rifiuti in Umbria, con interventi critici da parte di settori autorevoli della stessa maggioranza del governo regionale.
Nelle settimane scorse abbiamo inoltre registrato un imbarazzante scarico di responsabilità tra Regione e Comune di Spoleto, che determinano un quadro emergenziale preoccupante. I telegiornali regionali hanno anche dato la notizia del possibile conferimento ad Orvieto dei rifiuti dell'Ambito spoletino e folignate (ATI 3), previo accordo con l'Ambito della provincia di Terni (ATI 4).
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La discarica orvietana, avendo esaurito con largo anticipo la propria durata e dovendo lavorare anch'essa in emergenza previa sopraelevazione del sito attuale, non è assolutamente in grado di accogliere rifiuti extrabacino. La proposta di ampliamento, consistente nell'occupazione di un terzo calanco è stata, come noto, bocciata dalla Commissione VIA della Regione Umbria.
Stanno pertanto venendo al pettine, - spiegano dal CORØ, - i nodi di una politica regionale che, a parole, intende ridurre il ricorso allo smaltimento in discarica, secondo le normative europee del settore, mentre nei fatti, non riuscendo ad attuare azioni alternative basate sulla raccolta differenziata e sul riciclo dei prodotti, continua a seppellire rifiuti in palese violazione delle norme e degli obiettivi contenuti nello stesso piano regionale. La vera emergenza in Umbria, pertanto, non è determinata dalla inadeguatezza delle discariche esistenti, ma dalla incapacità progettuale ed attuativa del piano dei rifiuti.
E' gravissimo che questa Regione di soli 800.000 abitanti sia ancora a livelli di raccolta differenziata bassissimi. Avrebbe dovuto raggiungere nel 2010 un obiettivo di raccolta differenziata del 50%, mentre registriamo valori intorno al 30%, che la collocano tra le regioni poco virtuose in tema di gestione dei rifiuti. Si ha l'impressione che questa Regione si muova solo di fronte alle emergenze e che non abbia volontà di attuare nei tempi dovuti le normative nazionali e europee, seppure recepite nel piano regionale.
Per questo ribadiamo la piena contrarietà all'uso, anche emergenziale, della discarica orvietana, vista anche l'incapacità degli ATI competenti e della maggior parte dei Comuni ad eseguire una corretta gestione dei rifiuti. Chiediamo quindi alla Regione Umbria un rinnovato impegno straordinario per affrontare il problema in modo adeguato, che porti a soluzioni rapide e efficaci, sino ad intraprendere i poteri sostitutivi che le normative di settore le attribuiscono, anche al fine di evitare di provocare ingenti danni erariali al patrimonio pubblico. Chiediamo inoltre all'ATI 4, alla luce della delicata situazione che riguarda la discarica di Orvieto, di non definire accordi inter-ATI per lo smaltimento di rifiuti extrabacino presso la discarica suddetta.
Chiediamo infine al Comune di Orvieto, in qualità di Comune ove è ubicata la discarica sopra richiamata, di sostenere in ogni caso presso le sedi competenti (ATI, Provincia, Regione, ecc.) le ragioni di massima salvaguardia del sito destinato a discarica delle Crete."

mercoledì 19 ottobre 2011

Cerroni, proprietario di Malagrotta "Anche il sito per la discarica a Riano è mio"

L'avvocato rivela alla commissione parlamentare di inchiesta: "Ho acquistato pochi giorni fa il terreno di Quadro Alto". I Verdi: "C'è un accordo con la Regione?". La Polverini: "Illazioni. Questo imprenditore lavora quasi in regime di monopolio": E ora si apre la partita sulla gestione dell'area
di MAURO FAVALE

Cerroni, proprietario di Malagrotta "Anche il sito per la discarica a Riano è mio" La discarica di Malagrotta
"La proprietà del sito di Quadro Alto a Riano? Quella località è mia, l'ho comprata una decina di giorni fa". L'avvocato Manlio Cerroni, già proprietario di Malagrotta, spiazza tutti e rivela davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti di aver acquistato pochi giorni fa il sito in provincia di Riano che dovrebbe accogliere una parte dei rifiuti di Roma (l'altra andrà in una località a Corcolle).

La notizia era già filtrata in mattinata, durante la seduta straordinaria del consiglio regionale, rilanciata
dal capogruppo dei Verdi Angelo Bonelli: "Risulta che l'area dove dovrebbe sorgere la discarica di Riano è stata acquistata dal consorzio Colari. C'è un accordo tra la Regione e questo monopolio dei rifiuti che ha determinato il problema della gestione nel Lazio? C'è un accordo tra la giunta regionale e questo consorzio che gestisce la discarica di Malagrotta?".

Risponde direttamente la governatrice Renata Polverini: "Non solo lo escludo. Dico che è un atteggiamento
assolutamente scorretto di un consigliere che fa illazioni, peraltro pesanti. Questo imprenditore, Cerroni, lavora quasi in regime di monopolio in questa città e io sono al governo della Regione soltanto da un anno e mezzo. Bonelli credo abbia delle responsabilità, visto che è stato assessore".

Intanto, dopo la rivelazione di Cerroni, si apre la partita sulla gestione dell'area. L'avvocato sostiene di avere titolo per
realizzare il nuovo sito. La presidente Polverini, invece, lo gela: "Il prefetto Pecoraro ha già chiarito nei giorni scorsi che attraverso le proprie funzioni commissariali agirà attraverso l'esproprio". Si preannuncia una battaglia a colpi di ricorsi, legali e carte bollate.

REPUBBLICA.IT

venerdì 14 ottobre 2011

Inceneritore ASM: Disastro ambientale. Il 21 dicembre a giudizio politici, amministratori e funzionari


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di Enrico Cardinali dal sito http://www.ternimagazine.it inc Terni  E’ stato fissato per il 21 dicembre prossimo l’inizio dell’udienza preliminare davanti al gup di Terni a carico di 23 indagati per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio al termine dell’inchiesta, aperta nell’autunno 2006 dal magistrato Elisabetta Massini, in merito al funzionamento dell’inceneritore dell’Asm, Azienda municipalizzata, e alle condizioni di lavoro dei dipendenti. Nell’indagine sono stati ipotizzati a vario titolo anche reati quali disastro ambientale e mobbing. L’udienza preliminare si terrà davanti al gup di Terni Pieluigi Panariello. Tra gli indagati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio anche l’ex sindaco di Terni, Paolo Raffaelli, l’ex presidente della municipalizzata, Giacomo Porrazzini, e i componenti dell’ex consiglio di amministrazione, ma anche dirigenti della Provincia di Terni, tecnici di laboratorio e imprenditori privati. Tra le parti lese oltre ai lavoratori figurano anche lo stesso Comune di Terni, il ministero dell’Ambiente e l’Erario.
Le indagini cominciarono a metà gennaio 2007 prendendo le mosse da un esposto dei lavoratori relativo al rispetto della legge 626 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, denunciando come fossero costretti a convivere da anni con polveri cancerogene, e dall’infaticabile passione civile di Giovanni Raggi, presidente provinciale dell’Unmil, l’unione nazionale mutilati invalidi del lavoro, che presentò alla procura della repubblica una dettagliata denuncia, con tanto di documentazione medica, sul caso di persone che lavorando nell’impianto di Maratta si erano ammalate di cancro.
Nei mesi successivi ripetuti blitz del Corpo forestale portarono all’acquisizione di oltre duemila pagine di documenti e alla formulazione di gravi ipotesi di reato da parte del magistrato inquirente Elisabetta Massini. Sono 35 i reati ipotizzati (non tutti per le stesse persone) e l’ultimo parla di omicidio colposo, dopo la morte per un tumore al polmone di un operaio dell’impianto di Maratta. Ma c’è anche disastro ambientale, avvelenamento, truffa ai danni dello Stato e falsificazioni dei registri dei danni sull’inquinamento. Più lo scarico nel Nera di acque reflue piene di metalli pesanti, avvelenando le falde relative ai pozzi di emungimento dell’acquedotto di Terni, Narni e Acquasparta.
Il sindaco uscente Paolo Raffaelli è coinvolto per essere il “proprietario” dell’Asm (azienda a capitale pubblico) e per essere la massima autorità sanitaria della città.
Il reato più grave tra quelli ipotizzati nei confronti del sindaco e dei vertici dell’Asm (dal presidente Giacomo Porrazzini al direttore generale Moreno Onori, all’amministratore delegato Stefano Tirinzi, oggi presidente) riguarda la violazione dell’articolo 434 “per avere, agendo in concorso tra loro, con più azioni in esecuzione del medesimo disegno criminoso, immettendo inquinanti anche pericolosi nell’aria (diossine e acido cloridrico) e nell’acqua (selenio, rame, piombo, mercurio ed altri materiali pesanti nel fiume Nera), commesso un fatto diretto a cagionare un disastro ambientale”. Per truffa aggravata ai danni dello Stato sono indagati sempre il sindaco Raffaelli, il presidente ed il consiglio di amministrazione dell’Ast “per avere bruciato per otto anni con artifici consistiti nell’utilizzare per la combustione e la produzione di energia elettrica, anziché frazione secca (cdr), rifiuti contenenti sostanze organiche, non conformi all’autorizzazione e non idonei alla termovalorizzazione, con caratteristiche da provocare il disastro ambientale e procurando a sé un ingiusto profitto pari a circa tredici milioni di euro. Un fatto che ha provocato allo Stato un danno patrimoniale di elevata entità”.
Altro delicato capitolo riguarda la falsificazione dei dati sulle emissioni nell’atmosfera e nelle acque di scarico. Tecnici compiacenti della ditta privata Ecosil avrebbero diviso in molti casi perfino per dieci i referti analitici, che poi venivano trasmessi alla Provincia, i cui funzionari non effettuavano alcun controllo e prendevano per oro colato quanto riferito. Una falsificazione che permetteva all’Asm un notevole risparmio, ma a discapito di normative ben precise e della salute dei lavoratori e dei cittadini.
L’accusa nei confronti di due funzionari della Provincia, Anna Rita Amadei (funzionario settore acque) e Giovanni Vaccari (dirigente settore ambiente) riguarda il “non aver attivato, con più omissioni in esecuzione del medesimo disegno criminoso, il procedimento di diffida a fronte delle reiterate violazioni da parte dell’Asm”, mentre Paolo Grigioni (responsabile monitoraggio atmosferico), insieme allo stesso Vaccari, è accusato di “non aver provveduto alla revoca dell’autorizzazione all’impianto di termovalorizzazione né alla diffida, pur in presenza di reiterate violazioni alla prescrizione contenute nell’autorizzazione”.
Ma venivano falsificati anche i registri per smaltire rifiuti pericolosi. Per la Procura i laboratori di analisi nominati dall’Asm avrebbero consentito con analisi false lo smaltimento di rifiuti pericolosi e quelli da sottoporre a trattamento prima del trasferimento nella discarica di Valle, di proprietà dell’Ast, e in altre discariche, non autorizzate, consentendo così un notevole risparmio all’Asm nei costi di smaltimento, questo fino al 2007.
Particolarmente interessante è il fatto che alla direzione dell’inceneritore di Maratta si siano susseguiti negli ultimi anni ben sei dirigenti (Latini, Ciaralla, Motzu, Monaco, Camiciola e l’ultimo in ordine di tempo, Carloni). Sostituiti soprattutto, secondo quanto emerso dalle indagini, perché non in sintonia con i vertici aziendali. Alcuni avrebbero chiesto all’azienda di mettere in atto misure adeguate per la sicurezza dei lavoratori, ma non sarebbero stati ascoltati, anzi allontanati.
C’è anche il capitolo dei rifiuti sanitari. Per l’accusa ne venivano smaltiti abusivamente ingenti quantitativi senza autorizzazione, visto che a Terni potevano essere bruciati solo quelli umbri, ma arrivavano da tutta Italia.
Sugli indagati pesano poi la morte di Giorgio Moretti, l’ex capo turno stroncato da un cancro
al polmone, e le patologie tumorali che hanno colpito altri tre lavoratori dell’inceneritore. Si ipotizza dunque l’omicidio colposo.
Per anni si sarebbe nascosta a tutti i dipendenti la pericolosità delle sostanze cui erano esposti. E per chi esprimeva preoccupazione c’era il mobbing. ”Costrittività lavorative”, emarginazione, ordini di servizio punitivi, demansionamenti avrebbero caratterizzato la vita quotidiana dei lavoratori che avrebbero fatto resistenza alle direttive. C’è stato anche il caso di lavoratori, oggetto di provvedimenti disciplinari annullati dall’ufficio del lavoro, trascinati dall’azienda in tribunale per ottenere la conferma del provvedimento dal giudice del lavoro.
La propensione a umiliarli è proseguita anche dopo la chiusura dell’inceneritore. Rodolfo Staffieri, 65 anni, coordinatore elettrico strumentale dell’impianto di Maratta, che aveva rifiutato la nuova collocazione di spazzino, adducendo la propria professionalità e anzianità di servizio, ha ricevuto infatti immediatamente una lettera dell’azienda che gli comunicava “la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione”.
Per trentadue anni l’inceneritore ha ruminato e bruciato oltre il 50 per cento dei rifiuti urbani della città e dell’intera provincia producendo, sin quando è economicamente convenuto, energia elettrica (5 megawatt l’ora). Ma in uno scambio diabolico, a leggere le pagine con cui il pubblico ministero Elisabetta Massini avvisa gli indagati dello scempio di cui li ritiene responsabili, in cui il rispetto per la sicurezza e la salute dei lavoratori e di tutta la popolazione è stato sistematicamente trascurato.

martedì 11 ottobre 2011

Assemblea quartiere Le Grazie del 5 ott. 2011


NO INCENERITORI!
NO AL PIANO REGIONALE DEI RIFIUTI!
Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti sembra un vestito su misura fatto per quelle società private che da anni accumulano ingenti profitti sull’”affare rifiuti”; in particolare per Caltagirone, noto palazzinaro romano, che si ritrova per le mani un inceneritore, quello della società TERNI ENA(ACEA Spa) a Maratta, che sarà l’anello conclusivo dello scellerato ciclo dei rifiuti voluto dalla regione e sostenuto dai vari sindaci di Terni negli ultimi quindici anni.
La regione Umbria NON vuole investire su una gestione diversa da quella attuale perché la lobby dei “monnezzari”, e il potente Caltagirone, sta di fatto avviandosi ad essere l’unico soggetto in tutta la provincia a gestire il grosso della raccolta e del trattamento dei rifiuti. E questo significa tenere sotto scacco qualunque ipotesi di gestione alternativa, rifilandoci la bella favola della raccolta differenziata porta a porta il cui viaggio, in un contesto del genere, non può che terminare in discariche e inceneritori.
Se l’attuale strategia regionale non cambierà radicalmente, non sarà possibile raggiungere livelli sufficienti di riduzione degli scarti e raccolta differenziata, spingendoci verso una situazione caratterizzata da periodiche emergenze. Dall’altro lato, paradossalmente, nella provincia ternana verranno inceneriti più rifiuti di quelli effettivamente prodotti dai suoi abitanti attraverso l’aggiunta di scarti industriali necessari al funzionamento e alla redditività degli impianti. Ma questo è tenuto accuratamente in secondo piano dai nostri amministratori locali e regionali.
La politica umbra ha deciso che, malgrado le piccole dimensioni delle sue città e dei suoi insediamenti urbani, NON è possibile fare ciò che decine di comuni in tutto il paese hanno avviato da anni, e cioè:
§  Differenziata finalizzata al recupero e al riciclo dei materiali attraverso i consorzi del recupero
§  Riduzione quasi totale dei rifiuti da conferire in discarica
§  Chiusura progressiva delle discariche
§  Rifiuto di qualunque ipotesi di incenerimento
§  Rilancio della gestione pubblica senza capitali privati
§  Pressioni sulla grande distribuzione finalizzata alla riduzione dei rifiuti a partire dalla produzione
Gli stessi che si vantano della “verde Umbria”, vanno sostenendo senza alcuna remora o vergogna la non nocività degli inceneritori di ultima generazione, arrivando a negare quanto ormai è noto sulle conseguenze gravissime delle emissioni degli impianti sulla salute umana.
MERCOLEDI’ 5 OTTOBRE ORE 21:00
al CIRCOLO ARCI LE GRAZIE (LU BUCO)
C/O Circoscrizione Ferriera_In Via delle Ginestre 39_TR
ASSEMBLEA PUBBLICA
Comitato NO INCENERITORI di Terni
Per Info:  noinceneritoritr@gmail.com

Assemblea con i comitati regionali del 16 sett. 2011

NO INCENERITORI!
NO AL PIANO REGIONALE DEI RIFIUTI!
Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti sembra un vestito su misura fatto per quelle società private che da anni accumulano ingenti profitti sull’”affare rifiuti”; in particolare per Caltagirone, noto palazzinaro romano, che si ritrova per le mani un inceneritore, quello della società TERNI ENA(ACEA Spa) a Maratta, che sarà l’anello conclusivo dello scellerato ciclo dei rifiuti voluto dalla regione e sostenuto dai vari sindaci di Terni negli ultimi quindici anni.
La regione Umbria NON vuole investire su una gestione diversa da quella attuale perché la lobby dei monnezzari, e il potente Caltagirone, sta di fatto avviandosi ad essere l’unico in tutta la provincia a gestire il grosso della raccolta e del trattamento dei rifiuti. E questo significa tenere sotto scacco qualunque ipotesi di gestione alternativa.
La politica umbra ha deciso che, malgrado le piccole dimensioni delle sue città e dei suoi insediamenti urbani, NON è possibile fare ciò che decine di comuni in tutto il paese hanno avviato da anni, e cioè:
- Differenziata finalizzata al recupero e al riciclo dei materiali attraverso i vari consorzi del recupero.
- Riduzione quasi totale dei rifiuti da conferire in discarica.
- Chiusura progressiva delle discariche
- Rifiuto di qualunque ipotesi di incenerimento
- Rilancio della gestione pubblica senza capitali privati
Gli stessi che si vantano della “verde Umbria”, vanno sostenendo senza alcuna remora o vergogna la non nocività degli inceneritori di ultima generazione, arrivando a negare quanto ormai è noto sulle conseguenze gravissime delle emissioni degli impianti sulla salute umana.


VENERDI’ 16 SETTEMBRE ore 18,30
ASSEMBLEA PUBBLICA CON I COMITATI E LE ASSOCIAZIONI DI PERUGIA, ORVIETO, SPOLETO, GUBBIO CHE LOTTANO CONTRO LA POLITICA REGIONALE DEI RIFIUTI, presso il Centro sociale Cimarelli in Via del Lanificio 19
Comitato NO INCENERITORI di Terni