NO AGLI INCENRITORI, SI ALLA DIFFERENZIATA

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giovedì 3 luglio 2014

ARIA srl vuole bruciare rifiuti post trattamento meccanico e digestato da Forsu. L'insostenibilità dell'incenerimento e del biogas/biometano per la gestione dei rifiuti

Nell'istanza di modifica dell'Autorizzazione Integrata Ambientale e di Valutazione di Impatto Ambientale infatti risultano una serie di codici cer tra cui quelli che più ci preoccupano sono appunto relativi alla frazione secca post trattamento meccanico e il residuo secco del digestato, cioè ciò che resta della biodigestione anaerobica dei rifiuti urbani.
Asm infatti si appresta a dare il via al contratto con ATI4 per la gestione dei rifiuti, in cui è appunto compresa la nuova impiantistica per trattare l'indifferenziato: dopo la separazione della parte organica, delle frazioni riciclabili, ciò che resta è appunto quella porzione di rifiuti che potrebbe andare a comporre il Combustibile Solido Secondario, CSS. E' evidente che se ACEA chiede di bruciare tali rifiuti si riferisca a quelli prodotti nella provincia di Terni o al massimo dell'intera regione, ma è altrettanto evidente che porre in essere una modifica dell'Autorizzazione Integrata Ambientale senza prima avere la certezza dell'approvvigionamento, al netto delle tempistiche utili alla realizzazione dell'impianto, sembrerebbe una operazione quantomai rischiosa. Appunto è quindi poco credibile che tale previsione non sia stata fatta partendo dalla certezza di avere a disposizione i rifiuti richiesti.
Inoltre c'è un aspetto davvero singolare in tutta la vicenda ARIA-ACEA e che rigurada l'attuale combustibile utilizzato, il pulper di cartiera. Questo rifiuto composto da un 30-40% di cellulosa e il restante da plastiche miste è già di per se un Combustibile solido secondario che riceve incentivi in quanto la parte biodegradabile, la cellulosa, è considerata biomassa (proprio così!) e quindi una fonte di energia rinnovabile. Eppure il procedimento per stabilire la percentuale di “biomassa” è davvero complesso, e forse sta creando qualche problema ad ACEA visto che richiede anche la frazione solida del digestato, interamente considerabile biomassa in quanto biodegradabile. Poiché però la richiesta parla del digestato originato dal trattamento dei rfiiuti urbani, ed essendo presente nel territorio l'impianto GREENASM a Nera Montoro che tratta appunto l'organico differenziato e uno nella discarica di Orvieto (di proprietà ACEA!) che tratta lo stabilizzato (l'organico sporco non differenziato), appare evidente che ASM forse debba delle spiegazioni.
Qui c'è qualcosa che non torna: ASM ha pubblicamente detto di non voler produrre CSS, il Consiglio Regionale con voto bipartisan ha votato a favore della produzione di CSS, il Comune di Terni fa il pesce in barile poiché la decisione se produrlo o meno spetta proprio all'ATI4 che nel Piano d'Ambito approvato nel 2012 prevede comunque l'opzione della produsione di CSS, ARIA srl di fatto vuole bruciare proprio quella frazione residua che lo potrebbe comporre.
Il Comune di Terni, la nuova giunta, deve dotarsi di una delibera urgente che indirizzi ASM verso un impianto di riciclo del residuo secco. Le evidenze sullo stato di salute emerse dallo studio Sentieri, la storia industriale della città, la storia assai poco nobile dell'incenerimento a Terni sono elementi sufficienti affinchè non solo non vengano concessi di nuovo i rifiuti urbani, ma perchè non vengano più concesse autorizzazioni agli impianti esistenti. Bruciare rifiuti e non riciclarli equivale a bruciare molti possibili posti di lavoro, oltre che eliminare emissioni nocive e aggravare la già satura aria della Conca.
Intanto annunciano iniziative pe i prossimi consigli comunali.

Comitao NO INC terni