NO AGLI INCENRITORI, SI ALLA DIFFERENZIATA

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giovedì 21 giugno 2012

Vergogna: fondi europei per garantire a Impregilo i suoi profitti. Perchè non usare i fondi FAS per la raccolta differenziata porta a porta?

dal Il Fatto Quotidiano

Inceneritore di Acerra, per la cessione Impregilo sarà pagata con i soldi dei Fas

L'esecutivo ha deciso che i soldi per acquistare l'impianto dal gigante del nord saranno prelevati dai fondi per le aree sottosviluppate. Si tratta di 355 milioni di euro che almeno non incideranno sul tetto di spesa regionale dopo che sul punto il governo è stato battuto in un voto alla Camera

Inceneritore di Acerra interna nuova
 
Lo scontro tra regione Campania e governo Monti continua sull’inceneritore di Acerra, ma soprattutto su chi deve sborsare la cifra faraonica di 355 milioni di euro ad Impregilo, il gigante del nord che ha costruito il forno, in provincia di Napoli, i cui ex vertici sono sotto inchiesta per le irregolarità nel ciclo di gestione dei rifiuti in Campania. La cifra è stabilita, il governo ha deciso che i soldi saranno prelevati dai fondi “Fas” regionali, cioè quelli per le aree sottosviluppate. Una decisione che ha provocato la reazione del governatore Stefano Caldoro (Pdl) e dei parlamentari campani. Non è l’unico motivo di scontro. L’altro, ancor più grave, riguarda il tetto di spesa della regione. Il governo, con il decreto sulla protezione civile in discussione alla Camera, aveva stabilito che i 355 milioni di euro avrebbero inciso sul patto di stabilità 2012 della regione sancendo un taglio di spesa di pari entità. In poche parole, una decisione che avrebbe mandato gambe all’aria la già fragile economia regionale che si sarebbe trovata a metà anno con l’impossibilità di investire nelle opere programmate.
Il parlamentare Pdl Paolo Russo, presidente della commissione agricoltura, aveva parlato di una doppia rapina da parte del governo Monti ai cittadini e alle imprese campane. Anche il deputato Tino Iannuzzi, Pd, ha criticato la norma che avrebbe penalizzato oltre misura la Campania. Per evitare il disastro economico, dopo quello ambientale, i parlamentari Pdl e Pd hanno deciso di approvare un emendamento correttivo in commissione bilancio (battendo il governo che aveva espresso parere contrario) e poi anche in aula alla Camera. Vengono confermati i 355 milioni di euro dai fondi Fas, ma incideranno sul tetto di spesa regionale solo per 138 milioni di euro, anche questi nei fatti sterilizzati attraverso un articolato sistema contabile. La misura è contenuta nel provvedimento sulla protezione civile che ora passa al Senato.
La realtà è che l’esecutivo Monti, a tempi di record, ha assecondato l’ipotesi di cessione secondo un decreto del governo Berlusconi. Il decreto fu convertito nella legge 26 del febbraio 2010, votata in primis dal governatore Caldoro, allora parlamentare Pdl, e dagli altri deputati campani di centro-destra. In quella legge tra le ipotesi c’era il passaggio del termovalorizzatore alla regione “anche a valere – recitava l’articolo 7 – sulle risorse del Fondo aree sottoutilizzate, per la quota nazionale o regionale”. I parlamentari Pdl, lo stesso governatore Caldoro, hanno spiegato che quella legge prevedeva anche la possibilità di cederlo ad un privato e non era indicato che avrebbe inciso sul patto di stabilità regionale. Intanto sulla decisione di usare fondi fas e sulla competenza della scelta pendono due ricorsi della regione, il primo tribunale amministrativo e, il secondo, alla corte costituzionale.
Resta aperta la strada di una cessione ad un privato dell’impianto, ora della regione, attraverso una gara pubblica. Attualmente il bruciatore è gestito dall’A2a. L’inceneritore napoletano usufruisce dei Cip 6, gli incentivi destinati, solo in Italia, a chi produce energia bruciando rifiuti. Lo scontro continua e non si escludono novità nella discussione del provvedimento al Senato mentre Impregilo, principale responsabile del disastro rifiuti campano, si gode il rialzo in borsa su cui pesa il regalo del governo Monti. Anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha giudicato come grave la decisione adotatta dall’esecutivo e poi corretta dal voto in aula. Il sindaco auspica dal governo la stessa velocità di pagamento anche per “i soldi promessi per andare avanti con il cronoprogramma della raccolta porta a porta”. Di quei soldi al Comune non è arrivato ancora un euro.

sabato 9 giugno 2012

L’ATTO DI INDIRIZZO SUGLI INCENERITORI APPROVATO IN PROVINCIA? ERA MEGLIO IL SILENZIO


Dal Comitato NO INCENERITORI, anziché plausi  arriva una sonora bocciatura dell’atto di indirizzo approvato dalla terza commissione della Provincia di Terni, che dicono “sembra essere un atto di rassicurazione nei confronti di ACEA Spa che a Terni si tornerà a bruciare rifiuti, bisogna solo aspettare che fallisca la raccolta differenziata, cosa che già oggi è un’evidenza agli occhi di tutti i cittadini; che lo strapotere di  ACEA sia un dato di fatto non c’è dubbio, ma che dalla Provincia arrivino tali rassicurazioni lo riteniamo preoccupante e degno di verifica”

Nel documento di fatto non si sostiene il futuro Piano d’Ambito senza incenerimento, ma si fa un lavoro certosino finalizzato a rendere tale Piano fumoso e vago, in cui sostanzialmente sono già contenute tutte le evidenze che lo faranno fallire. Oltretutto si continua a sostenere di fatto la validità dell’incenerimento dei rifiuti arrivando a sostenere l’idea dei cementifici come soluzione alternativa. Insomma si è capito, la Provincia di Terni non vuole un piano alternativo e preferisce l’inceneritore di ACEA spa.

“Addirittura la commissione intravede nel futuro inceneritore di Perugia una eventuale soluzione al problema rifiuti, in perfetto stile da sindrome Nimby di cui al contrario spesso viene accusato chi si oppone a tali impianti; riteniamo gravissimo il mantenimento della possibilità di incenerimento quando già in questa città abbiamo conosciuto le conseguenze gravissime per l’ambiente e la salute di tali impianti. Riteniamo ancor più grave un atto di indirizzo che, per quanto ci riguarda, è a favore dell’incenerimento, con grande plauso dei suoi fautori, proprio mentre si sta preparando la votazione del nuovo Piano che però ancora non è stato reso pubblico” e concludono” questo è il livello della nostra classe dirigente, ciascuno s’assuma le proprie responsabilità politiche”

Noi dal canto nostro stiamo lavorando con i comitati regionali alla costruzione di una grande piattaforma politica e tecnica che si pone come cardine la soluzione complessiva della gestione dei rifiuti a livello regionale: noi siamo contro gli inceneritori dovunque e vogliamo la progressiva chiusura di tutte le discariche, con buona pace di quanti dalla politica e a volte dall’associazionismo sostengono che ciò non sia possibile, e mentre sostengono questo lasciano la porta aperta alla devastazione del territorio”

COMITATO NO INCENERITORI
noinceneritoritr@gmail.com

venerdì 1 giugno 2012

APPELLO PER UN PRIMO CONFRONTO NAZIONALE DEI COMITATI IN LOTTA CONTRO DISCARICHE ED INCENERITORI


La logica dell’emergenza e del commissariamento straordinario con cui, per oltre 15 anni, è stata affrontata la gestione dei rifiuti in Campania, sembra attecchire in molte altre regioni ed in particolare in quelle del centro-Sud. Il caso Lazio è solo ultimo in ordine di tempo. L’utilizzo dell’emergenza sta consentendo non solo la deroga alle precedenti leggi nazionali ed europee in materia ambientale, ma, trasformando gli impianti in siti di importanza strategica nazionale, ha permesso la militarizzazione dei territori e la repressione dei comitati e delle comunità che si oppongono all’apertura di nuove discariche e di inceneritori (vedi ultima quella contro i comitati anti inceneritore di Albano). Un precedente che sta trovando attuazione anche nei casi delle grandi opere come il TAV.
Dietro questa scelta c’è una concezione affaristica della gestione dei rifiuti.
La gestione dei rifiuti è diventata, infatti, il grande business per un settore non marginale dell’imprenditoria italiana (da Marcegaglia ad Impregilo a Cerroni), grazie agli ampi incentivi statali al recupero di energia ed alle privatizzazioni previste nel settore. Tutti i Piani Rifiuti regionali adottati, rispondendo a questi interessi, prevedono il ricorso alle discariche ed agli impianti di combustione per il recupero dell’energia dai rifiuti. In altre parole sono all’insegna del ciclo integrato dei rifiuti dove gli stessi processi di raccolta, selezione, differenziazione, sono finalizzati all’ottimizzazione del recupero di energia.

In una fase di profonda crisi economica la cosiddetta green economy, subdolamente spacciata come nuovo sviluppo sostenibile ed ottimizzazione delle risorse, sta diventando sempre più la nuova frontiera per trarre profitto dallo sfruttamento del territorio e dai beni comuni.
Di fronte ad una devastazione senza precedenti del territorio e della salute non si può continuare ad andare in ordine sparso. La lotta dei comitati contro le discariche e gli inceneritori, contro tutti gli impianti di combustione, contro le discariche di rifiuti speciali compresi i depositi delle scorie nucleari, deve trovare un momento di confronto per superare il ridotto regionale ed avviare un processo di unificazione delle mobilitazioni. E’ questo l’unico modo per riuscire ad imporre alla nostra comune controparte – il governo nazionale - una gestione alternativa e compatibile dei rifiuti e per fermare la speculazione sui nostri territori.
Per gestione alternativa e compatibile dei rifiuti, intendiamo una gestione che muovendo dalla riduzione a monte dei rifiuti, e cioè dalla produzione e dalla riprogettazione dei materiali finalizzate alla riduzione di sprechi ed alla commercializzazione di beni prodotti con soli materiali riciclabili, approdi al riciclo e recupero totale dei materiali nella fase del cosiddetto smaltimento del bene consumato.
Questo si traduce nell’opposizione ferma, non solo alle discariche ed agli inceneritori, ma, alla luce delle conferme derivanti dagli ultimi provvedimenti del Ministro Clini, a tutti gli impianti di recupero di energia dai rifiuti (dalla combustione nei cementifici e nelle centrali elettriche, alla biodigestione, agli impianti a biomasse) che non a caso godono di contributi sottratti alle vere energie rinnovabili.
Si traduce nella attivazione ovunque di una raccolta differenziata porta a porta finalizzata alla filiera dei materiali per il riciclo e recupero totale della materia.
Non ci sono scappatoie regionali che tengano. A noi appare chiaro che non si esce dall’emergenza di una regione esportando i propri rifiuti per alimentare inceneritori del tutto simili ai nostri che producono nanoparticelle cancerogene e mutagene con gravi danni alle popolazioni locali. Che sia verso altre città italiane o verso l’estero, come sta facendo la Campania, questo serve a contrapporre le comunità, la monnezza degli uni contro quella degli altri facendo il gioco di chi sulla nostra pelle e la nostra terra vuole continuare a lucrare.
Per contrapporci alla gestione monopolistica ed affaristica dei rifiuti e dei megaimpianti tossici, per imporre SUBITO una gestione dei rifiuti alternativa e compatibile sia sul piano ambientale che sociale, è necessario unire le forze in un unico movimento che sia autonomo da strumentalizzazioni siano esse di partiti o di istituzioni.
Per questo invitiamo tutti i comitati, i cittadini, le reti, attivi sui territori a partecipare all’assemblea nazionale che si terrà a Roma il 16 giugno per confrontarci sui percorsi unitari da avviare per rilanciare un’efficace battaglia su questo tema.

Rete campana salute e ambiente - Coordinamento contro l'inceneritore di Albano - Mov. Difesa del Territorio Area Vesuviana - Collettivo Area Vesuviana - Cittadini Campani per un Piano Alternativo dei Rifiuti - Comitato 'NO DISCARICHE Comuni a Nord di Napoli- Presidio Permanente di Quarto contro discariche ed inceneritori - Riprendiamoci napoletani onlus - Comitato La Ginestra di Terzigno - Coordinamento "No Inceneritori" di Ponticelli - Associazione Marco Mascagna - Associazione Melting Pot - Comitato Donne 29 Agosto di Acerra - Ass. Abitanti Attivi S. Maria C.V. - Consulta per la Salute di S. Maria C.V. - Cilento oltre il rifiuto - Presidio Taverna  del Re – Comitato rifiuti zero Cerveteri - Comitato rifiuti zero Fiumicino - Comitato "Salviamo Villa Adriana" - Uniti contro la discarica - No alla discarica a Corcolle - No Nat - Presidio permanente Quadro Alto e Pian dell'Olmo - Rifiuti Zero Torino - Coordinamento Ambientale Rifiuti Piemonte (Carp)- Comitato NO INCENERITORI Terni

Adesioni individuali:
Jacqueline Rovetti
Maria Carmen Villani
Elena Vellusi aderente al Co.Re.ri Campania Coordinamento Regionale Rifiuti Campania

Rifiuti: quattro impianti sotto inchiesta Sono di Ama e Cerroni: funzionano solo al 30%

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Dubbi sulle strutture per il trattamento dell'immondizia. I carabinieri pronti a riferire ai pm. Discarica di Testa di Cane: coinvolti due dirigenti della Regione

dal sito http://roma.corriere.itRinaldo Frignani e Ilaria Sacchettoni

ROMA - Da una settimana c'è un nuovo fronte d'indagine sui rifiuti. La Prefettura ha richiesto al comando provinciale dei carabinieri una serie di accertamenti sul funzionamento dei Tmb, gli impianti per il trattamento meccanico biologico con i quali vengono separate, meccanicamente appunto, le varie componenti dei rifiuti. Si tratta di quattro centri - due a Malagrotta di proprietà di Cerroni, uno a Rocca Cencia e un altro al Nuovo Salario, entrambi dell'Ama - sui quali si è concentrata l'attenzione degli investigatori del Nucleo operativo ecologico dell'Arma, già protagonista negli ultimi mesi di alcune importanti operazioni. La richiesta del prefetto Giuseppe Pecoraro è stata chiara: accertare in che modo e quanto operino i Tmb e se ci siano delle irregolarità. Anche se le indagini sono appena all'inizio e sebbene il regolare funzionamento degli impianti sia comunque collegato direttamente a una discarica che assicuri il ciclo di smaltimento, gli investigatori si appresterebbero a inviare un rapporto in procura. Il sospetto è che alcuni degli impianti non funzionino a pieno regime e si vuole accertare a questo punto per quale motivo. In questo caso, oltre a irregolarità di natura amministrativa, potrebbero emergere anche reati penali. Ma per il momento le indagini sono solo al primo step, anche se non si escludono novità nei prossimi giorni.
Intanto, con una svolta che precede la chiusura delle indagini (entro la fine del mese) il procuratore aggiunto Roberto Cucchiari ha incluso nell'inchiesta sugli abusi della Giovi srl a Testa di Cane, al confine con Malagrotta, due funzionari regionali. Si tratta di Mario Marotta, direttore dell'assessorato alle Attività Produttive (con delega ai rifiuti), e del suo collaboratore Luigi Minicillo per i quali giovedì è scattata l'elezione di domicilio che precede l'iscrizione nel registro degli indagati. La relazione su quanto stava avvenendo nell'area di proprietà di Cerroni era sulle loro scrivanie ma è stata trasmessa alle autorità tre mesi dopo. Quando ormai la Giovi srl aveva trasformato l'area al confine con Malagrotta in un'appendice surrettizia della discarica esistente, con oltre 13.800 metri quadri di vasche al posto dei 9mila. Il tutto senza alcuna valutazione scientifica dell'impatto ambientale in un'area già sottoposta a pressione dove le falde acquifere, cariche idrocarburi, fenoli e clorobenzeni sono a rischio. Il primo a sollevare dubbi su possibili complicità tra la Giovi srl e gli uffici regionali era stato Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, che sulla moltiplicazione di cubature a Testa di Cane aveva presentato un'interrogazione.
Quanto all'amministratore delegato della Giovi srl, Francesco Rando, è stato iscritto nel registro degli indagati a novembre. Nei suoi confronti il procuratore aggiunto Roberto Cucchiari ha ipotizzato il reato di abuso edilizio